Quali sono i rischi connessi al SEO fai da te

Ciascun proprietario di sito dovrebbe essere incoraggiato a ottimizzare il proprio sito e inserire delle pratiche SEO, nel mantenimento e nella gestione ordinaria.

Un sito ottimizzato, ben progettato, può infatti dare molte soddisfazioni anche a chi non ha molte pretese dalla rete.

Diverso è il discorso di chi intende fare del web un mezzo di promozione per un’attività che punta quasi esclusivamente sulla presenza online per farsi conoscere.

In casi come questo è molto importante non commettere errori e conviene affidarsi a esperti, sia leggendo in siti specializzati come le guide di Google, sia affidandosi a blog come quello pubblicato da Ahrefs, o siti indipendenti dedicati alla visibilità su Google come serviziposizionamento.com.

Quali sono i rischi legati al SEO fai da te, e che tipo di problemi comporta fare da sé:

Mancanza di conoscenze tecniche: senza un’adeguata formazione e comprensione, è facile commettere errori tecnici che possono danneggiare il posizionamento del sito web. Ad esempio, non ottimizzare adeguatamente la struttura del sito, o appesantirlo con elementi inutili per la navigazione, può portare a una scarsa esperienza dell’utente e influire negativamente sul posizionamento, anche se in teoria il resto va tutto bene.

Mancanza di strategia o strategia errata: senza una conoscenza approfondita della SEO, è facile implementare strategie che non funzionano o che sono incoerenti, portando a scarsi risultati. Ad esempio, un uso eccessivo di parole chiave nei contenuti può comportare penalizzazioni da parte del motore di ricerca, mentre un uso insufficiente di parole chiave può portare a un cattivo posizionamento. Anche puntare su keyword apparentemente buone può portare a dispendere energie e denaro.

Rischio di vera e propria penalizzazione: I motori di ricerca hanno linee guida rigorose per i siti web e il mancato rispetto di tali linee guida può comportare penalizzazioni, come la perdita secca del posizionamento nei motori di ricerca o addirittura l’esclusione dall’indice di pagine molto importanti. L’impiego di tattiche non etiche come il keyword stuffing o la costruzione di link artificiali volti a manipolare il ranking, può comportare penalizzazioni che poi andrebbero sanate affidandosi a un vero esperto.

Non stare al passo con gli aggiornamenti: Gli algoritmi dei motori di ricerca, segnatamente Google, cambiano frequentemente e, senza essere aggiornati, gli sforzi SEO possono diventare obsoleti e inefficaci. Ad esempio, usare tecniche obsolete riguardo l’ottimizzazione dei contenuti o la creazione di link in entrata può causare penalizzazioni o feroci ribassi che richiedono mesi per porvi rimedio.

Interpretare male i dati e non fare monitoraggio attivo: I risultati del SEO possono essere difficili da misurare e, senza un adeguato monitoraggio e analisi, può essere difficile determinare l’efficacia delle strategie SEO e apportare le modifiche necessarie per migliorarle.

Ci sono strumenti come Analytics e Google Search Console che hanno una loro curva di apprendimento, ma che sono importanti per determinare se si sta lavorando nella giusta direzione o meno.

Non conoscere l’ecosistema della SEO e farsi illusioni: quando si prova a fare SEO fai da te, oltre al desiderio di non spendere o di voler imparare qualcosa, c’è anche un po’ di ingenuità. La SEO, al contrario, è un ecosistema nel quale si affrontano dei veri e propri big player.

Un campo di battaglia nel quale si investono soldi e quindi si può avere la sensazione che sia facile da imparare e da gestire.

Ma in realtà si può facilmente perdere di vista l’obiettivo e fantasticare su presunti ricavi dati dalle posizioni raggiunte. La realtà è dura: salire in alto su Google non è semplice, per rimanervi occorre un duro lavoro, e soprattutto serve una fase di ricerca iniziale che si può fare solo con l’ausilio di software professionali (occorre dunque spendere).

Un altro problema, infine, è quello di non perseverare. Questo, secondo gli esperti del settore, è un errore tipico dei principianti: cioè di non rimanere fissi sulla strategia iniziale (che si presume figlia di una robusta attività di analisi) e arrendersi in mancanza di aggiornamenti dopo pochi giorni o al massimo poche settimane.

In realtà, Google ha i suoi tempi: gli aggiornamenti possono durare due settimane e gli effetti benefici vedersi dopo un po’ di tempo.

Inoltre, modificare dei fattori in gioco, senza segnarsi i cambiamenti apportati, genera solo confusione perché non si sa più cosa funziona e cosa non, creando ulteriore dispersione di tempo ed energie.

Dato che comunque si spenderanno dei soldi, tanto vale affidarsi a degli esperti dall’inizio, scegliendo con ponderazione tra coloro che possono vantare vere referenze.